San Pancrazio

San Pancrazio è uno dei martiri più giovani dell’epoca romana. Nell’anno 304 durante le terribili persecuzioni dell’imperatore Diocleziano subì il martirio, mediante decapitazione, quando aveva appena quattordici anni. Il nome «Pancrazio» era abbastanza diffuso, sia in Grecia che a Roma, nonostante il suo significato ricordasse un gioco molto violento. «Il pancrazio» infatti era il compendio tra una specie di pugilato e una lotta estrema. A volte la lotta diventava sanguinosa, non permetteva cedimenti ed il significato del nome greco (a tutta forza), esprimeva bene la brutalità del gioco.

Pancrazio nacque verso la fine dell’anno 289 in Frigia, provincia consolare dell’Asia Minore, odierna Turchia. I suoi ricchi genitori erano di origine romana. La madre Ciriada morì dando alla luce l’unico figlio, mentre il padre Cleonia lo lasciò orfano quando aveva appena otto anni. Fu così affidato allo zio Dionisio, perché curasse la sua educazione e l’amministrazione dei beni. Questi per meglio assolvere i suoi compiti lo portò a Roma dove si stabilirono nella splendida villa patrizia sul monte Celio. Conobbero la fede cristiana e vi aderirono ben presto; furono battezzati e cominciarono a esercitare le virtù cristiane con entusiasmo e osservanza scrupolosa. Purtroppo anche lo zio morì, lasciando il nipote, giovane e indifeso, in mezzo a tante avversità. Così Pancrazio dovette affrontare ben presto la persecuzione che investì, a quel tempo, i cristiani di Roma. Subito dopo averlo catturato i suoi aguzzini cercarono di indurlo a rinunciare alla fede in Cristo e ad onorare gli dei pagani come atto di obbedienza all’imperatore. Nonostante ciò, Diocleziano mostrò pietà nei confronti di questo ragazzo così giovane e bello: cercò di convincerlo in ogni modo con lusinghe e minacce a rinnegare il proprio credo e a sacrificare agli dèi di Roma, ma il giovane seppe rendere onore al suo nome lottando fino all’estremo sacrificio. Pancrazio dimostrò una tale maturità, fermezza e coraggio, nel mantenere le promesse del Battesimo, che lo stesso imperatore, i cortigiani e tutti coloro che erano presenti al giudizio ne restarono profondamente meravigliati. Le sue affermazioni a difesa della fede furono così energiche che la condanna a morte come cristiano reo confesso fu inevitabile. La sentenza fu eseguita sulla via Aurelia con la decapitazione. La nobile matrona romana Ottavilla, convertita al cristianesimo, dopo aver raccolto il corpo del Santo, lo unse con balsami profumati, lo avvolse in lini preziosi e lo depose in un sepolcro nuovo scavato appositamente. Così a solo sedici anni dal martirio di San Sebastiano (288), Pancrazio, il giovinetto che lo aveva ammirato con fervore per la sua indomita fede, lo raggiunse nella Patria Celeste il 12 maggio 304.

Papa San Simmaco (498-514) fece innalzare una basilica in suo onore vicino al luogo della sua sepoltura. Ancora oggi, nella stessa basilica, si può vedere il suo corpo nell’urna posta sotto l’altare maggiore e venerare la sua testa racchiusa in un prezioso reliquiario.

Il culto e la fama del giovane Pancrazio si diffuse ben presto in Italia e in Europa. Il papa San Gregorio Magno era solito convocare spesso il popolo nella basilica dedicata al martire, perché tutti attingessero da lui esempio di virtù cristiane e coraggio nel professare la fede.

[Fonte: P. Bargellini, Mille santi del giorno, Vallecchi 1977]